PEDAGOGIA

 L'EDUCAZIONE MORALE E RELIGIOSA DELL'UOMO

UNA PEDAGOGIA POPOLARE

Nel romanzo Leonardo e Gertrude  un grande protagonista è il popolo. Pestalozzi aveva coscienza della necessità di educare il popolo. (si dedicò principalmente ai ceti più modesti). Egli riteneva che alla nascita l'uomo non ha alcuna morale, ma ha in se la capacità di acquisirla. Perchè il bambino possa orientarsi al bene occore l'educazione e non basta punirlo.
La moralità nasce mediante un processo di liberazione dall'egoismo. Lo stato morale è dunque una conquista; dopo la naturalità e la socialità. Pestalozzi afferma che il raggiungimento della perfezione etica è il fine dell'educazione. 

UNA PEDAGOGIA DELL'AMORE E DELL'ESEMPIO

 
Pestalozzi sposava una concezione romantica: ragione + sentimento. Significava non ritardare l'educazione morale agli anni dell'adolescienza e non intimorire i bambini con minacce e punizioni. Pestalozzi suggeriva invece la pedagogia dell'esempio, del modello materno, dell'amore che faceva intuire il bene già da piccoli.

MENTE, CUORE, MANO

 
L'uomo è costituito da mente, cuore, mano e tutte e tre le facoltà vanno coltivate insieme.
All'epoca affermare che anche i bambini poveri dovevano sviluppare le facooltà cognitive era una forte innovazione. Secondo Pestalozzi infatti non era sufficiente insegnare un mestiere, occorreva sviluppare anche le menti ai bambini più umili. Se un ragazzo avesse allenato una mente flessibile e critica avrebbe potuto inserirsi meglio nel mondo del lavoro. La pedagogia di Pestalozzi mirava dunque allo sviluppo di tutte le facoltà umane. Tra mente, cuore e mano lui assegnava il primato al cuore ovvero l'educazione morale.


LA SCUOLA DI YVERDON


 
Nel 1805 Pestalozzi aprì l'ultima delle sue istituzioni educative, quella di Yverdon. Qui diede vita a un'esperienza di coeducazione tra allievi poveri e benestanti; raggiungendo una notorietà di livello europeo. Egli dedicò grande spazio anche agli esercizi fisici. Lasciava spazio al gioco, distinguendo tra le ore di lezione e i momenti di svago. Nonostante la celebrità raggiunta l'istituto andò in crisi, a causa di critiche da parte di pedagogisti, problemi finanziari, contrasti interni, gelosie tra docenti... La chiusura avvenne nel 1825. Nello stesso anno scrisse l'ultima sua grande opera, intitolata Canto del cigno, nella quale si addossò le colpe del fallimento dei suoi istituti.

Commenti