SOCIOLOGIA

 

L'IDENTITA' SOCIALE E L'IDENTITA' PERSONALE

 

La socializzazione, porta l'individuo, per definizione, a dover interagire con il mondo estrno. Attraverso la scoperta delle norme e degli schemi sociali, il soggetto compirà un adattamento ad essi e sarà in grado di formare una propria identità sociale. Da qui deduciamo che lo scopo per eccellenza della socializzazione è principalmente la creazione di un'identità sociale, e l'interazione è solamente un mezzo per questo scopo; in aggiunta, tramite la fondazione di un'identità sociale sarà possibile la creazione di un'identità individuale.
L'identità sociale, come l'identità personale, diventano quindi un prodotto della socievolezza.

L'ALTRO GENERALIZZATO

George Mead, uno dei più noti esponenti della scuola di Chicago, ha evidenziato come le principali forme della strutturazione dell'identità personale, sopratutto nel gioco per i bambini. In questo contesto l'interiorizzazione della struttura sociale dei ruoli e delle posizione è molto importante per l'altro generalizzato.

 Secondo Mead lo stadio finale dello sviluppo matura quando l’individuo assume il ruolo dell’Altro generalizzato, cioè l’atteggiamento dell’intera comunità sociale nella quale si trova.
  L’Altro generalizzato è il maggiore strumento di controllo sociale, è quel meccanismo attraverso cui la comunità ottiene il controllo sulla condotta dei singoli individui. All’interno del Sé poi l’autore distingue tra “Io” e “Me”. Per “Io” si definisce la risposta dell’organismo agli atteggiamenti degli altri, mentre il “Me” è l’insieme organizzato degli atteggiamenti degli altri che un individuo assume.
 Il linguaggio è un fenomeno intrinsecamente sociale, in quanto diviene significativo solo se le persone sono in grado di acquisire il ruolo dell’interlocutore. Nel corso di questa interazione, le persone costruiscono un’identità, assumono dei ruoli e negoziano significati.
Lo sviluppo della coscienza e del Sé individuale avviene in modo graduale, durante l’infanzia; il bambino passerà dalla capacità di assumere il ruolo dell’altro (attraverso giochi di ruolo) alla semplice assunzione attraverso l’immaginazione. Più nello specifico, intorno ai due anni il bambino attraverso il gioco imita i ruoli delle persone che sono entrate nella sua vita (“play” o “gioco spontaneo); soltanto verso i sette anni impara impara a giocare anche in gruppo secondo regole convenzionali, assumendo ruoli implicati nell’attività comune (“game” o “gioco organizzato“).
A mano a mano che il bambino incrementa la sua conoscenza del mondo esterno, anche la sua identità viene modificata: per questo non  può essere intesa in senso statico. Questi cambiamenti a cui l'individuo è continuamente posto, portano a una modificazione o a una ristrutturazione dell'identità personale, che si riflette ovviamente sull'identità dell'individuo, spingendolo ad intrecciare nuove relazioni o ad assumere nuovi ruoli.  
 

LA SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E SECONDARIA

 

Non tutte le forme di socializzazione sono uguali, ne possiamo distingure due: la socializzazione primaria e la socializzazione secondaria. Nel primo caso, ci troviamo davanti all'insieme di quei processi che contribuiscono all'acquisizione delle competenze basilari. Avviene nei primi anni della vita del bambino e consiste nell'imparare le regole di buona educazione imposte dalla società. Il bambino impara attraverso l'esempio degli adulti con i quali ha un contatto emotivo: egli è ancora molto legato ai genitori, anzi ne è dipendente. Proprio da questa dipendenza, il piccolo capisce per la prima volta come la nostra società sia divisa per ordine gerarchico, in cui c'è sempre qualcuno che dipende da qualcun'altro. Grazie a questa consapevolezza, il bambino apprenderà le competenze di base , che gli serviranno per muoversi all'interno della società in modo autonomo.


La socializzazione primaria avviene in gran parte consapevolmente: i genitori, o coloro che si trovano in questo status, trasmettono in maniera attiva e consapevole i loro valori.

 

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